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Avatar di Roberto Rondoni

Gentile dottor Miceli, ho apprezzato la sua disamina informata e i dubbi di efficacia che lei ha sollevato, motivandoli.

Faccio solo presente che la questione se quella europea sia una risposta adeguata è vista negativamente anche da molti di coloro che la anelano in funzione del timore che gli USA, prima o dopo, ci lasceranno soli.

Alcuni vorrebbero l’esercito comune, ma sanno che è politicamente lontano anni luce, altri affermano che abbiamo rinunciato a competenze in troppi sistemi d'arma che dobbiamo recuperare ma sanno che ci vorranno anni. Ciononostante costoro ritengono che rispondere allo shock fosse necessario (non ricordo se da Draghi o Prodi, o da entrambi, sia uscito un "Europa fai qualcosa") e praticamente inevitabile e che questo sia solo il primo passo praticabile verso un’Europa in grado di esprimere deterrenza (non nucleare) senza la certezza degli USA al proprio fianco.

D’altra parte le sue posizioni sulla non opportunità di una risposta troppo "espressa" da diventare potenzialmente controproducente mi pare più o meno condivisa anche dal dottor Caracciolo che certo pacifista non si può definire.

Personalmente io temo realmente per i Baltici e comprendo le loro paure perché, nonostante le differenze che lei ha compiutamente spiegato riguardo a come Putin vede l'Ucraina rispetto ad altri territori, resta da sapere se dopo parte della Georgia, la Crimea e ora la parte est dell'Ucraina i suoi appetiti geopolitici (o di chi arriverà dopo di lui) saranno saziati, o piuttosto stimolati dall'arrendevolezza altrui. Anche perché, nel loro caso, la scusa delle minoranze russe vessate è bell'e pronta…

Per quanto mi riguarda la priorità è dare all'Ucraina più mezzi possibili per essere attore attivo nel processo di pace e, con questo, intendo anche mantenere, finché lo chiederanno, una fornitura bellica più adeguata possibile e garanzie, per quanto possibili, di non aggressione per il futuro (come?…)

Tocco solo di sfuggita il parallelismo no-vax e pacifismo: di fronte a scelte così divisive come quelle inerenti le libertà personali e la dicotomia pace-guerra credo sia difficile non vivere quelle altrui come disturbanti e, senza una sana corazzatura di onestà Intellettuale, è forte la tentazione di depotenziarne i presupposti associandoli a qualcosa di, per noi, screditato.

Io condivido con lei che decisioni basate sulle evidenze scientifiche (vedi vaccino COVID) hanno ben altra valenza rispetto alle speculazioni geopolitiche ma, almeno all’inizio, si presero decisioni per "presumibilità" scientifica perché certezze non c'erano, neppure in quel caso (senza contare il contesto più largo di scelte che cercavano di tenere assieme tante cose diverse pesandole e, inevitabilmente, con una certa arbitrarietà).

Grazie per l’articolo che diffonderò, cordiali saluti

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Avatar di leonardo567

con tutto il rispetto ma si sta ignorando l'elefante nella stanza, ovvero pare che gli usa vogliano disimpegnarsi dallo scenario europeo per poter affrontare con maggior forza la cina stringendo maggior legami con mosca (questo lo fanno pensare le nomine per il gabinetto di trump oltre le sue azioni).è ovvio che se diamo per scontato sia tutto un bluff possiamo anche ignorare le spese militari ma giustamente non possiamo farlo anche per restituire autonomia militare all'europa. Il confronto delle spese militari va giustamente fatto in rapporto al potere d'acquisto ma non solo, far spendere una cifra a 27 paesi è decisamente molto meno efficiente di far spendere la stessa cifra (o poco meno) ad un solo paese, questi paesi tendono a creare gli stessi "tipi" di mezzi complicando infinitamente la logistica (un leopard non si ripara come un centauro ecc.). Inoltre sarò viziato ma in caso di guerra io non vorrei che il mio paese (ipotetici stati uniti d'europa) spenda solamente poco più del mio avversario (che inoltre non è per nulla trasparente sulle spese militari). L'unificazione ed efficientamento della logistica è un processo lungo che è parallelo necessariamente ad una sorta di unificazione politica (dobbiamo tutti identificare il nostro "nemico" e progettare un esercito preposto ad affrontare lui specificamente, dobbiamo scegliere quali fabbriche di quali paesi producono cosa, maggiore collaborazione delle intelligence ecc.) e visto che non c è stata in passato si rimedia aumentando tutti la spesa poiché in situazione emergenziale. La questione dell'attacco preventivo russo all'europa è del tutto ignorabile finché non si conclude la questione ucraina (oppure non si prendano azioni decisive per la sua conclusione come una mobilitazione generale russa) ma vi è la situazione precaria del corridoio suwalki dall'articolo accennata per cui vi è un gran numero di precedenti (sfruttamento del pretesto delle minoranze russe) ed è quì che calza quindi il paragone con hitler, non solo la ipotetica creazione di uno "spazio vitale" cuscinetto con la nato (si rimanda al discorso di putin pre invasione) ma anche la supremazia etnica, "gli ucraini non esistono ma sono russi", la russificazione in corso nelle zone occupate e le precedenti "annessioni" in cecenia, moldavia, georgia e ucraina. Un altro punto è probabilmente il fatto che le guerre aizzano il fervore della popolazione russa in una società dove il regime è costretto a svolgere delle lotterie in concomitanza delle elezioni per poter continuamente giustificare il loro potere non trasparente nei confronti del popolo. Non si capisce inoltre perché si è tentato di sminuire le preoccupazioni che i baltici hanno nei confronti della russia quando sono i primi, insieme alla polonia, nelle classifiche di spesa in rapporto al pil, quando sono loro stessi a dire che la russia avrà 5 anni di tempo per riarmarsi dopo la guerra in ucraina, sono loro a trainare l'europa sulle questioni militari (hanno raccomandato l'introduzione della coscrizione nei paesi europei) e sono continuamente minacciati per la questione delle minoranze russe (anche la russia ha negato fino al giorno prima di star invadendo l'ucraina, mi pare ovvio che un paese non riveli esplicitamente le sue intenzioni strategiche al mondo intero considerando che anche la cina non lo fa per la questione taiwan ("unificazione" politica o militare?)). Sul periodo finale mi pare ci sia una curiosa e divertente inversione rispetto alla realtà, nei paesi europei, che hanno il welfare superiore rispetto al resto del mondo, vi è già la minore propensione a combattere https://www.gallup-international.bg/en/48127/fewer-people-are-willing-to-fight-for-their-country-compared-to-ten-years-ago/.Concludendo vorrei far notare che proprio perché le spese per la difesa durante la guerra fredda furono in proporzione superiori non si svilupparono conflitti diretti perché se la guerra la fai ad un tuo "pari" tanto vale non farla

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